Nadine du Fogolar Furlan de Lyon honorée en Italie

Le Fogolar Furlan de Lyon a été honoré, lors du dernier rassemblement de Friuli Nel Mondo en juillet dernier,  par le biais de notre Nadine Carniello ! Une médaille ça ne fait pas de mal … enfin une reconnaissance pour nous qui sommes modestes …

Nadine au Fogolar Fûrlan de Lyon

Dans le cadre prestigieux de la Villa Manin (dernier Doge de Venise), Nadine, avec d’autres frioulans du monde a reçu une haute distinction des mains de la présidente de Région FVG (Friuli Venezia Giulia), Debora Serracchiani … ça dû être quelque chose … j’en ai la chair de poule !

Danilo VEZZIO (Président du Fogolar Furlan de LYON)

Villa Manin

Ci-dessous le communiqué officiel

NADINA DELLA MEA

Nadina Della Mea nasce nel 1941 a Udine e cresce a Raccolana. Sedicenne, nel mese di luglio del 1957 da Chiusaforte emigra con i genitori in Francia e si stabilisce nella periferia industriale di Lione. A settembre trova il primo lavoro come racleuse, addetta alla stampa manuale su seta, la grande specialità lionese. Lavora per 70 centesimi di franco all’ora!
Viene poi assunta nel calzaturificio svizzero Bally e quindi nell’azienda metallurgica CEM dove la paga era superiore. Non avendo più famiglia e non avendo il coraggio di dare a balia i due figli Ambra e Mirko, trova in seguito il modo di arrangiarsi per fare diversi lavori saltuari ad ore, anche alle 4 del mattino prima che si alzassero i bimbi, distribuendo quotidiani e riviste agli abbonati. Tra le tante attività, anche quella di sfamare come cuoca gli autisti della ditta Berthelet e di lavorare come cameriera nei fine settimana o la sera quando il marito a casa poteva badare alla prole. I figli intanto crescono e decide così di spiccare un salto: impara a fare la pizza da una amica di Raccolana e inizia a venderla col suo furgoncino nei vari mercati del circondario di Lione.
Con la voglia di fare sempre di più e meglio, riesce a realizzarsi come gerente di un bar-ristorante-pizzeria nella periferia, specializzandosi nel rilevare attività in crisi e nel rimetterle in sesto in pochi mesi. Rinascono così tre floride aziende nel settore della ristorazione.
Conclude il suo percorso lavorativo andando a fare da mangiare a due amatissimi friulani, Adelmo e Lea Pischiutta, la sua famiglia di adozione in Francia.
Malgrado l’impegno imprenditoriale, Nadina è da sempre una delle anime e delle colonne portanti del Fogolâr Furlan di Lione e presta, nell’ombra, la sua missione altamente sociale anche nella Maison des Italiens, distinguendosi per la sua opera assistenziale e di volontariato.

Motivazione: per aver saputo coniugare con caparbietà il successo professionale all’impegno familiare e sociale, promuovendo la crescita dei corregionali a Lione. Friulanista d’eccezione, è una sognatrice che, con la tenacia della donna tipicamente friulana, ha lottato e continua a prodigarsi per il mantenimento della lingua, delle tradizioni e dei costumi del suo amato Friuli.

Lione Crostolata all’antica !

Siamo in quaresima ma tramite internet abbiamo chiesto alle nostre nonne, già in paradiso,  di intercedere affiché Il Fogolâr possa offrire una bella  crostolata ai nostri membri, siamo sicuri che abbiamo ottenuto una dispensa.

Abbiamo proiettato anche un bel film sulle antiche tradizioni, usanze e costumi  del Friuli….il nostro, quello di una volta, quello che ci é rimasto nel mente, nel cuore, nell’anima !
Il film é composto con le opere di Otto d’Angelo il pittore de Friuli, ancora vivo e ultranovantenne, nessuno meglio di lui ha saputo tradurre l’anima del nostro vecchio Friuli, con una straordinaria produzione di quadri, robe da Guinness’ book!

Abbiamo fatto  rivivere ai Friulo-Lionesi la vita in Friuli negli anni 1940/50.
L’emozione é stata forte per molti, qualche lacrima c’é pure scappata, ma i ‘’crostuj e un bon taj di vin’’ hanno rimesso a posto le cose.
Lo sappiamo, questo Friuli non c’é più ..e noi facciamo apposta di farlo rinascere ad ogni occasione, cantiamo ancora à squarciagola ‘’ ce bjel cjscjel a Udin’’ ….certo siamo vecchi, antiquati, con la muffa, ma questa muffa é quella ‘’nobile’’ quella che garantisce  la qualità del prodotto DOCG, di origine controllata e garantita.

A Lione abbiamo sentito tutti gli accenti friulani dal: ponassim, al roseano, di cà e di là da l’aghe, ma tutti uniti dai crostuj e dalle villotte!

C’é qualcuno che disse che la ‘’tradizione, é la trasmissione del fuoco, non l’adorazione delle ceneri’’ di sicuro questo signore pensava a noi di Lione….era un certo Gustav Mahler, un ‘’brâf muc…di chej che san sunales’’

Mangjait crostuj furlans…  ch’a l’é onor e no vergogne!

Mandi a duc’

Danilo Vezzio – Presidente Fogolâr Lione

Giorni della Memoria

Un albero senza radici non resiste alle tempeste, per gli uomini succede altrettanto, ma le radici hanno talvolta un sapore amaro.

Scrivo queste righe durante i giorni della Memoria e, come Italiano in Francia, non avro’ mai parole abbastanza forti per descrivere l’indicibile… l’odore della carne umana che brucia, ancora adesso scuote le viscere.
Era a Trieste, forno crematorio delle Risiere di San Sabba nel 1944, era alle Foibe di Basovizza ,Gorizia, un pozzo minerario riempito di 250 metri cubi di cadaveri, era anche a Gonars, Udine, un campo di concentramento innominabile nelle tranquille pianure del mio Friuli.
Forni crematori, campi di concentramento, foibe…in Italia, in Friuli! Mi vergogno, non posso pensare che alcuni Italiani potessero fare questo, accettare questo.
Diamoci la mano e chiniamo la testa di fronte a questa Storia che ci insegna ancora e sempre.
La pace europea ci ha resi privilegiati, ma l’odore della carne bruciata deve rimanerci nelle narici, non possiamo, non dobbiamo dimenticare: pure l’Italia, il Friuli ha prodotto, conosciuto degli orrori.

La Casa degli Italiani di Lione ospita qualche Associazione italiana che la fanno  funzionare: DACI (Discendenti degli Anziani Combattenti Italiani), rinata dalle ceneri  è sempre presente con orgoglio alle manifestazioni patriottiche francesi ed italiane rendendo onore con la nostra bandiera, ai Monumenti che portano scolpiti tanti nomi italiani.
Questi Martiri erano Italiani ma sono diventati francesi quando la terra è stata impregnata del loro sangue dopo le battaglie.
Come gli Immigrati del Gruppo Manouchian, 23 uomini dell’organizzazione M.O.I (mano d’opera immigrati) fucilati il 21 febbraio sul Monte Valérien, tra i quali sei italiani, di cui Rino Della Negra, calciatore delle mitica squadra Red Star.
Nella periferia lionese , square Manouchian a Vaulx en Velin, c’è un Monumento con una statua ed una lapide commemorativa con i 23 nomi. Qui si riuniscono, il 21 febbraio, i nostri porta-bandiere insieme a rappresentanti di altri caduti, francesi e di altre nazioni, che la morte ha reso fratelli.

Se i monumenti ai Caduti sono doverosi, parlare dei vivi lo è altrettanto. La Casa degli Italiani è presente a tutte le commemorazioni perchè celebra anche la vita italiana a Lione grazie alle sue Associazioni, molto attive.
Si stima che il 25% della popolazione di Lione e dintorni sia d’origine italiana, 1 su 4, cioè circa 250.000 persone!

Associazione Apulia (Pugliesi), Fogolâr Furlan (Friulani), Vicentini ( Veneti) sono associazioni che lavorano benevolmente per il  restauro e la manutenzione della Casa degli Italiani, ma la loro attività comprende anche il sociale, la cultura, la memoria degli scomparsi.
Diventano sempre più pressanti le domande di ricerche di parenti in Italia con i quali nel tempo si sono perduti i contatti.
Ci sono anche momenti ricreativi: la “crostolata » di Carnevale, i concorsi di bocce, le Tombole, i viaggi in Italia (ultimamente Expo di Milano, Napoli e Regione), soggiorni estivi a Igea- Rimini.
Il nostro lavoro di comunicazione in loco ha prodotto buoni risultati. Sempre di più la Casa degli Italiani diventa un riferimento storico-culturale per Lione, conosciuta e riconosciuta non fosse altro per il lavoro dei connazionali benevoli, rarissimo ed esemplare.

La nostra grande famiglia della Casa degli Italiani riesce anche ad aiutare Amatrice o …l’Africa!
Infatti abbiamo  inviato una modesta somma ad Amatrice ed al missionario Giampaolo Codutti,  friulano che opera in Congo al limite del Rwanda, parrocchia di Kitutu, in una zona selvaggia e molto pericolosa, senza strade, senza elettricità, senza acqua potabile.

La Casa degli Italiani dimostra che l’associazionismo italiano é ancora dinamico, malgrado la vecchia emigrazione sia agli sgoccioli, quella ‘’nuova’’….. forse seguirà il nostro esempio e ridarà vitalità e slancio!

Danilo Vezzio